top of page

Smile visto da Samuel Zucchiati su Eolo-ragazzi.it

  • Factory compagnia
  • 5 days ago
  • 2 min read

SMILE – UN SORRISO FORSE UNA LACRIMA / Factory Compagnia Transadriatica


C’è una casa, tutta bianca. Bianca fuori, bianca dentro. Una casa che ruota, si apre, accoglie lo sguardo dello spettatore. È lì che vive lo scrittore eccentrico protagonista di Smile – un uomo che ha svuotato il proprio mondo per proteggerlo dal dolore. Lo spettacolo prende il via con la ripetizione di una routine: sveglia, colazione, scrittura, letto. Un giorno dopo l’altro, sempre uguale. A interrompere il ciclo, ogni sera, una presenza femminile fuori dal tempo che deposita un oggetto ai suoi piedi: un ricordo.


Il tema è potente – l’assenza, la perdita, la memoria – e lo spettacolo prova ad attraversarlo con delicatezza e misura. La regia di Tonio De Nitto disegna uno spazio essenziale, costruito su una cura visiva raffinata, mentre i due interpreti (Luca Pastore e Benedetta Pati) abitano la scena con coerenza e precisione.


Nel susseguirsi delle immagini, delle parole, dei gesti quotidiani, affiora una domanda: è possibile raccontare il lutto senza toccare davvero la ferita? A tratti, lo spettacolo sceglie di accarezzare i temi senza mai graffiarli. La voce narrante ci accompagna con riflessioni gentili, a volte poetiche, il ritmo resta costante, quasi ovattato. La neve che cade – lenta, simbolica – cammina sul bordo tra estetica struggente e gesto rivelatore.L’immagine che resta è proprio questa casa bianca, così levigata da non lasciare quasi spazio agli urti. Come se ogni elemento scenico – scenografia, suono, azione – tendesse a proteggere più che a esporre. Ma non è un limite. Anzi è una scelta. Ce lo racconta proprio De Nitto in una chiacchierata con Eolo: Smile è uno spettacolo che preferisce la tenerezza al trauma, la cura alla vertigine. E questo, per un pubblico giovane, è una scelta precisa. La domanda resta aperta, ed è una di quelle che il teatro – anche quando si rivolge al pubblico dagli 8 anni – ha tutto il diritto di porre: si può parlare della memoria senza "mordere"? Si può raccontare il dolore senza attraversarlo? Lo spettacolo non offre risposte facili. Ma nel suo muoversi con garbo attorno ad una ferita invisibile, invita lo spettatore ad abitare una zona di sospensione. Forse è in quella sospensione che qualcosa, anche di silenzioso, nel piccolo pubblico che vi assiste, accade.



Comments


Post in evidenza
Post Recenti
Cerca per tag
Seguici
  • Facebook Basic Square
  • Twitter Basic Square
  • Google+ Basic Square

© 2022 Associazione Culturale Factory Compagnia Transadriatica

  • Facebook - Black Circle
  • Twitter - Black Circle
  • YouTube - Black Circle
bottom of page