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DIARIO DI UN BRUTTO ANATROCCOLO

da H.C. Andersen

di Tonio De Nitto

 

con Ilaria Carlucci, Francesca De Pasquale, Luca Pastore e Fabio Tinella

 

collaborazione al movimento coreografico Annamaria De Filippi

musiche originali di Paolo Coletta

scene di Roberta Dori Puddu

costruzione oggetti Luigi Conte

costumi di Lapi Lou

sarta Maria Rosaria Rapanà

luci di Davide Arsenio

 

regia di Tonio De Nitto

 

organizzazione Francesca D'ippolito

una produzione

Factory Compagnia Transadriatica

TIR Danza

Fondazione Sipario Toscana

PREMI

Best performance/miglior spettacolo
Best music Paolo Coletta
Best Stage designer Roberta Dori Puddu
Best actor Luca Pastore
actress appreciation Francesca De Pasquale
Best playwright Tonio De Nitto
Best Director Tonio De Nitto
al XXIV International Festival for Children and Youth theatre

in Hamedan (Iran)

Premio della Giuria città di Kotor
Premio miglior interprete  Francesca De Pasquale

al XXV Kotor Festival of Theatre for Children 

in Kotor (Montenegro)

Diario di un brutto anatroccolo” coniuga diversi linguaggi come il teatro e la danza a partire da un classico per l’infanzia di Andersen. Uno spettacolo attraverso il quale Factory, dopo una “Cenerentola" lontana dagli stereotipi e la Caterina  protagonista scomoda e non allineata de “La bisbetica domata" di Shakespeare, continua l’indagine sul tema della diversità/identità e dell’integrazione attraverso un linguaggio semplice ed evocativo.

 

Un anatroccolo oltre Andersen che usa la fiaba come pretesto per raccontare una sorta di diario di un piccolo cigno, creduto anatroccolo, che attraversa varie tappe della vita come quelle raccontate nella storia originale, e compie un vero viaggio di formazione alla ricerca di se stesso e del proprio posto nel mondo e alla scoperta della diversità come elemento qualificante e prezioso. 

 

La nascita e il rifiuto da parte della famiglia, la scuola e il bullismo, il mondo del lavoro, l’amore che nasce improvvisamente e rapidamente può scomparire anche per cause esterne non riconducibili a noi, la caccia e poi la guerra come orrore inspiegabile agli occhi di chiunque, tappe di un mondo ostile, forse, ma che resterà tale solo sino a quando il nostro “anatroccolo” non sarà in grado di guardarsi negli occhi e accettarsi così come è, proprio come accade al piccolo anatroccolo della fiaba di Andersen che specchiandosi nel lago scopre la propria vera identità. Non bisogna nascondere le cicatrici accumulate nella vita, perchè possono  e devono invece diventare il nostro tesoro.

 

In "Diario di un brutto anatroccolo" si gioca con leggerezza e creatività a trasformare piccoli elementi contemporanei per evocare ogni singola situazione della fiaba, attraverso le musiche originali composte da Paolo Coletta che reinterpreta Tchaikovsky assieme alla collaborazione al movimento coreografico di Annamaria De Filippi, alle luci di Davide Arsenio, ai costumi di Lapi Lou e alle scene di Roberta Dori Puddu. In scena Ilaria Carlucci, Luca Pastore, Fabio Tinella e al suo debutto sul palcoscenico Francesca De Pasquale.

Giocato sui codici della danza e del teatro, con trovate acute e divertenti, con molta semplicità, efficacia ed ironia, lo spettacolo non perde di vista il tema della diversità che la protagonista, l’ottima debuttante Francesca De Pasquale, restituisce con grande intensità e umana partecipazione...Di fronte a questo anatroccolo, ridono i bambini, ridiamo noi adulti che li accompagniamo. Ma poi, a ben sentire, cresce un pensiero impastato con un sottile magone. La vita è là, attende questi piccoli spettatori, futuri cittadini: “lieti e pensosi” vanno avanti in questo paese allo sfascio. E un sorriso stempera quella lacrimuccia che svelti svelti asciughiamo per non farci vedere commossi.

"Diario di un brutto anatroccolo" visto da Andrea Porcheddu su glistatigenerali.com

La bellezza di questo spettacolo si riverbera negli occhi dei bambini, che sento curiosi attorno a me mettersi in relazione acuta e non passiva con lo spettacolo, percependone le sfumature di senso, fino ad incantarsi dinanzi al finale... Semplicità e immediatezza veicolano agilmente un messaggio da palco a platea, come fosse la cosa più semplice di questo mondo, quasi senza farci accorgere che alla base c’è un fine lavoro di rielaborazione che, passando per l’uso di suoni e immagini, crea una messinscena che possiede lo stesso nitore dell’abito bianco di un cigno sbocciato alla vita.

"Diario di un brutto anatroccolo" visto da Michele Di Donato su ilpickwick.it

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