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Un piccolo miracolo di sopravvivenza - intervista di Stratagemmi a Tonio De Nitto

Conversazione con Tonio De Nitto

Nuova drammaturgia e classico, performance e teatro di prosa, il collettivo artistico Factory Compagnia Transadriatica porta sulle scene dei teatri della Cupa due produzioni (TRIP – Viaggio nel Salento tra santi e fanti e Il misantropo) tra loro lontane per forma, contenuto e linguaggio.

Nel primo caso,gli artisti invitano gli spettatori a servirsi di un altarino votivo come di un juke box: chiunque si alzi per accendere una candela può chiedere agli attori di interpretare una delle venticinque storie presentate nel menù, che offre una ricca antologia di aneddoti e tradizioni del folklore salentino. Un teatro di strada, volutamente “scarno”, che fa da contrappunto al maestoso allestimento scenico dell’altro lavoro della compagnia: Il misantropo di Molière. Tinte pastello, occhiali da sole e canzoni neomelodiche conferiscono a primo impatto una patina di ammiccante frivolezza al capolavoro seicentesco, complice un linguaggio che vira volentieri verso il colloquiale: scelte dichiaratamente mirate a facilitare la fruizione dell’opera, per scardinare la diffidenza pregiudiziale verso il classico.

Qual è dunque il denominatore comune di un progetto artistico così eterogeneo? A festival concluso abbiamo raggiunto telefonicamente Tonio De Nitto, regista di Factory, per approfondire il percorso e le scelte della compagnia.

Come nasce Factory Compagnia Transadriatica?

Factory è un piccolo miracolo di sopravvivenza. Siamo nati nel 2009 grazie al sostegno di enti regionali ed europei, che promuovevano un progetto di cooperazione tra artisti italiani e internazionali. Il debutto con Sogno di una notte di mezza estate ci ha garantito un’immediata visibilità e ci ha permesso di esibirci nei teatri di tutta Europa. Quando è venuto meno il sostegno economico che aveva supportato la nostra nascita, è iniziata una faticosa ma tenace lotta per portare avanti le rassegne, gli spettacoli e i laboratori: questa perseveranza ci consente, nonostante tutto, di essere invitati in molti teatri, soprattutto all’estero.

Quali sono le tipologie di progetti a cui vi dedicate?

La nostra proposta artistica è caratterizzata da un’orgogliosa trasversalità: il repertorio spazia dai classici, come Shakespeare e Molière, a opere di teatro-danza come nel caso di Cenerentola e Diario di un brutto anatroccolo. Ci interessa un teatro accessibile a tutti, ampiamente inclusivo, e promuoviamo iniziative che coinvolgano i giovanissimi o gli individui tradizionalmente relegati ai margini della società, come detenuti e disabili.

Al festival “I teatri della Cupa” avete presentato TRIP – viaggio in Salento tra fanti e santi e Il misantropo. Pur nella loro diversità, si può intravedere un nucleo comune?

Entrambi gli spettacoli si caratterizzano per leggibilità e immediatezza. In TRIP questo avviene in modo più evidente, perché è un progetto speciale che nasce su sollecitazione di Puglia Teatro e del Comune di Lecce, con l’obiettivo di raccontare il territorio: la narrazione di aneddoti della terra pugliese e l’iconografia del sud Italia permettono di avere un grande seguito in Salento. Il misantropo, invece, corrisponde alla nostra idea di teatro aperto, non autoreferenziale. L’ambizione è quella di rendere accessibile il classico anche a chi non è abituato a frequentare le platee: benché manchi un’attualizzazione dichiarata, l’impianto dello spettacolo punta alla freschezza.

L’interpretazione registica che hai scelto per Il misantropo è tutt’altro che scanzonata: i personaggi sono intrappolati in un meccanismo distruttivo, le loro maschere lasciano trapelare espressioni angosciate e l’apparato scenografico cede gradualmente. Sono segnali di un decadimento irreversibile?

Questo spettacolo nasce da un sentimento di disagio, vissuto da me e da tutto il gruppo: abbiamo tramutato in stimolo creativo la delusione dovuta ad alcuni meccanismi ministeriali, a certe dinamiche ambigue, all’impressione di non vedere riconosciuti i meriti.

Ho pensato, allora, di investigare il “nero”, il senso di claustrofobia che opprime i personaggi del Misantropo per raccontare la contemporaneità: l’amarezza di Alceste denuncia l’azione corrosiva che l’ipocrisia esercita nella comunità, all’epoca di Molière come oggi.

Nadia Brigandì e Chiara Mignemi

TRIP – Viaggio in Salento tra santi e fanti di Factory Compagnia Transadriatica scritto e diretto da Tonio De Nitto con Angela De Gaetano, Fabio Tinella, Sara Bevilacqua

Il misantropo di Molière regia di Tonio De Nitto con Sara Bevilacqua, Dario Cadei, Ilaria Carlucci, Ippolito Chiarello, Angela De Gaetano, Franco Ferrante, Luca Pastore, Fabio Tinella

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