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La bisbetica domata" di Shakespeare in scena al Teatro Curci - Giacomo Caporusso su Barlettalive.it



La bisbetica domata emoziona e scuote il pubblico del Teatro Curci di Barletta, tra sfumature cupe e lo sguardo rivolto al presente.A teatro fino a domenica 9 aprile, l'opera del drammaturgo Shakespeare adattato da Francesco Niccolini con la regia del giovane regista pugliese Tonio De Nitto, mette in scena una commedia dal retrogusto amaro, dove si intrecciamo l'opera buffa e il noir.La storia, per lunghi versi non si allontana molto dall' originale, con Caterina (interpretata da una splendida Daria Paoletta), la indemoniata da "sistemare" e sua sorella Bianca mite amorevole ed affettuosa, (anche se in scena è interpretato da un uomo), all'interno di una scenografia molto duttile con cambi di scena veloci ed essenziali movimentata dagli stessi attori.Una struttura di legno modulare e mobile ed alcune invenzioni sceniche che creano varie ambientazioni: prima una strada di Padova con casette linde ed allineate, poi l'esterno della casa di Caterina con tanto di finestre, altarino con lucine, piantine e una coppia di colombelle appollaiate sul davanzale. Un palco ben allestito dove gli attori spesso si muovono come pupazzi meccanici tra rime baciate e sincronismo maniacale, che danno l'idea di affiatamento e bravura. Una storia che alla fine ferisce e svende un bene prezioso come l'amore, il matrimonio e la dignità di una donna, barattata dal padre per interessi economici e patrimoniali.

La piecè teatrale mostra due facce della stessa medaglia: da un lato si ride, ci si manda bacini e dichiarazione d’amore, dall' altra invece si esercita la violenza, a livelli da incubo. Straziante ed inverosimile il mutamento caratteriale di Caterina: prima bisbetica e dopo succube del marito-padrone Pietruccio (interpretato da un cinico ed autoritario Ippolito Chiarello).La ex zitella scorbutica e acida, ora per ordine del suo aguzzino non può più mangiare, non può dormire e deve subire violenze ed umiliazioni al limite della sopportazione umana .“La annienterò con eccesso di premure” dice Pietruccio con in mano sempre un frustino, “Io per te sono tutto, ormai sei roba mia, tu sei il mio orto e il mio giardino, io sono il grano e tu l’erbaccia”.Il monologo finale di Caterina è da capolavoro: l'ex bisbetica, adesso ridotta a larva umiliata, scimmia ammaestrata ormai domata e visibilmente violentata senza sorriso e con il viso tumefatto, che esorta le donne a soggiogare i mariti attraverso un' apparente sottomissione, è una dimostrazione del nuovo potere acquisito dalla bisbetica riformata.“Non ho più un corpo, un cervello, un desiderio”. Proprio in quel momento il pubblico ha un sussulto, un cambio repentino di umore , il sorriso , che si trasforma in stizza, la comoda poltrona in una sedia elettrica da cui scappare o iniziare lottare mentre dal palco viene cantata con voce straziante una nenia cantata a cappella di "Però mi vuole bene" motivo degli anni '50 del Quartetto Cetra,

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