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"Mai domare la bisbetica..."

Caterina! quante ne ho incontrate! Piegate dalla “volontà” dei maschi: sottile consuetudine che prevarica, tralascia, dimentica, aggredisce, violenta. Ops! Anch’io son maschio! Ho da interrogarmi dopo aver guardato. Ho da far autocoscienza, il mea culpa e dar seguito al pentimento se colpe ho da discolpare. Non è il teatro catarsi? Non è il luogo dell’elaborazione, del confronto? Lo sbigottimento è ferita ancora più profonda se centellinato in levità, col sorridere.


Il contrasto (e la differenza) tra femminile e maschile, (tra amore e disamore), anche se “manierato” – è il protagonista di questa nuova palestra shakespeariana concertata dalla Factory Compagnia per la messa in scena de “La bisbetica domata” “italianissima” commedia di William Shakespeare per la drammaturgia di Francesco Niccolini e la regia di Tonio De Nitto.

Manierato perché “marionettistico” nella tessitura dell’atto che appare come messo in un teatrino con il movimento del fondale che via via dà corpo alle ambientazioni: con il girare tra esterno ed interno, con le prospettive e le fughe ben accompagnate dal divenire delle luci. Una prestigiosa operina che ridà contemporaneità alla sempiterna aderenza alle cose umane dell’opera del Bardo.


E’ proprio il primo mostrarsi in scena della protagonista che evoca la marionetta, che non è togliere qualcosa al lavoro dell’attore anzi, al contrario, è aggiungere “fatica”: sottrarre naturalezza “montando” il gesto, il portamento in una prova che costringe la voce in un corpo sempre tenuto nella posa. E che voci! Bravissimi attori quelli visti al Teatro Paisiello su tutti Caterina la straordinaria Angela De Gaetano, prima fanciulla puntusa e antipatica poi “costretta” battuta, soggiogata dal rude e violento Petruccio interpretato da Ippolito Chiarello. Straordinari anche Fabio Tinella (Lucenzio), Antonio Guadalupi (che interpreta una vezzegiante Bianca) e poi ancora Dario Cadei (il vecchio Gremio), Franco Ferrante (che fa Battista, il padre di Caterina e Bianca), Filippo Paolasini (è Ortensio) e Luca Pastore (nelle vesti di Tranio).


Il teatro ci cambia ogni volta nell’attesa della scena. Sempre qualcosa muta, matura. Essere pubblico a teatro è compito non facile, c’è da essere allenati. C’è d’avere occhi e orecchi mai colmi, pronti, solleciti… a cogliere. Non è cosa data a tutti, specie adesso con generazioni addormentate dall’invadenza dello show… dove la violenza è declinata anche con i lustrini del burlesque. Ma coraggio, il pienone al Teatro Paisiello per la due giorni del debutto della Factory Compagnia lascia sperare: la soglia è possibile varcarla con spettacoli che per loro natura sono accessibili, vicini anche ad un pubblico inesperto, “giovane”. Quel pubblico che più di altri ha bisogno di far tesoro dell’attesa per vincere la noia, la violenza da essa generata.

E allora se una morale vogliamo trarre: mai domare la bisbetica… lasciarla alla sua indole, semmai amarla, imparare ad amarla nel suo sottrarsi alla consuetudine, alle regole… chissà che da lì passi un altro modo d’intendere il Mondo, che quello è in gioco, il destino di tutti noi.


Le prossime date salentine dello spettacolo il 28 marzo, a Cavallino, al Teatro Il Ducale e il 30 marzo, a Francavilla Fontana, al Teatro Italia. Poi i primi passi della tournèe dal 13 al 17 maggio, a Roma, al Teatro India.


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