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IL GIORNO DEL MEDITERRANEO spettacolo e talk

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  • 3 days ago
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Updated: 17 hours ago

IL GIORNO DEL MEDITERRANEO: VENERDÌ 19 E SABATO 20 DICEMBRE A BRINDISI E BARI IL PROGETTO DI FACTORY COMPAGNIA TRANSADRIATICA CON DUE TALK E DUE REPLICHE DELLO SPETTACOLO BALLATA PER LA KATËR I RADËS.

 

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Due giornate per riflettere sul Mare nostrum, sulle sue storie e sulle sue ferite ancora aperte: venerdì 19 e sabato 20 dicembre, a Brindisi e Bari, doppio appuntamento con “Il giorno del Mediterraneo”, progetto promosso da Factory Compagnia Transadriatica e sostenuto dal Consiglio Regionale della

Puglia nell’ambito dell’Avviso Consiglio Aperto 2025, in collaborazione con Comune di Brindisi, Milosao Popoli e Culture (già ASAL Student), ANPI Sezione Vincenzo Gigante Brindisi e Raiz Italiana.

IL PROGETTO

Il programma intreccia due talk ideati, curati e condotti dalla giornalista e autrice Giorgia Salicandro, che da anni approfondisce storie e narrazioni legate alle migrazioni, con la partecipazione di Abër Agalliu, Takoua Ben Mohamed, Nabil Bey Salameh e Omar Suleiman con due repliche di Ballata per la Katër i Radës. La produzione di Factory Compagnia Transadriatica è un progetto di teatro civile, concepito come strumento di riflessione, un dialogo aperto sui temi delle migrazioni e dei diritti umani. Realizzato con il sostegno del Garante regionale dei Diritti dei minori della Regione Puglia, il patrocinio dell’Ambasciata d’Albania in Italia e in collaborazione con il Polo Biblio Museale di Lecce, lo spettacolo scritto da Giorgia Salicandro e diretto dal regista Tonio De Nitto vede in scena Sara Bevilacqua e Riccardo Lanzarone, il violoncellista Redi Hasa (autore delle musiche originali) e le voci del coro formato da Daniela Belishova, Diana Doci, Irma Duka, Meli Haideraj, Dori Ngresi, Lindita Ngresi, Hildebrand Nuri, Ladi "Aldo" Rista, Bledar Torozi.

IL MEDITERRANEO

Al centro dell’iniziativa c’è il Mediterraneo come luogo simbolico di partenze e approdi, conflitti e speranze, fughe e ritorni. La Puglia, da Brindisi a Bari, è uno dei punti nevralgici di questo racconto: dagli sbarchi albanesi del 1991 fino alla tragedia della Katër i Radës, avvenuta il 28 marzo 1997 nel Canale d’Otranto, quando la piccola nave albanese in fuga si scontrò con la corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana, provocando oltre cento vittime, in gran parte donne e bambini. Uno spartiacque nella storia recente delle migrazioni e un trauma collettivo che continua a interrogare il presente.

IL PROGRAMMA

La manifestazione prenderà il via venerdì 19 dicembre alle 18:00 (ingresso libero) al Teatro Verdi di Brindisicon Noi, i nuovi italiani con il giornalista, comunicatore, blogger e documentarista Abër Agalliu e la fumettista, illustratrice, graphic-journalist e video-maker producer Takoua Ben Mohamed, dedicato ai temi delle seconde generazioni, dei diritti di cittadinanza e delle nuove identità culturali. Alle 20:45 (ingresso 10 euro - ridotto 8 euro | info e prenotazioni 3387733796 - 3494490606 | Biglietti disponibili su vivaticket.it) la prima replica di Ballata per la Katër i Radës.

 

Sabato 20 dicembre (ingresso libero | info e prenotazioni 3887618961) al Teatro Abeliano di Bari dalle 18:00 il talk Palestina, Mediterraneo riporterà l’attenzione sulle ferite ancora aperte del nostro mare, con il cantautore, etnomusicologo, fondatore dei Radiodervish, scrittore, giornalista, docente e traduttore Nabil Bey Salameh e l’attore teatrale e attivista Omar Suleiman, impegnati a discutere di diaspora palestinese, genocidio a Gaza e linguaggi dell’arte come forme di resistenza culturale. Alle 21:00 la seconda replica dello spettacolo chiuderà il progetto, riaffermando la necessità di raccontare le storie che la cronaca tende a sommergere, perché – come ricordava Alessandro Leogrande – ogni vita ha il diritto di essere narrata.

 

LO SPETTACOLO

Le storie di due “bambini del 1997” si rincorrono e si intrecciano nelle voci di Elvis e Lindita, partiti dal Sud dell’Albania per mettersi in salvo dall’impazzimento di un Paese in preda alla rivolta e dal rapido precipitare degli eventi. Palazzi pubblici divelti mattone dopo mattone, il crac finanziario, i kalashnikov con cui si spara, la fuga, il viaggio che ricorda quello di Pinocchio nella pancia di una balena. Elvis e Lindita sono tra i protagonisti delle cronache giornalistiche della tragedia della Katër i Radës - le cui tracce reali si intersecano all’opera di invenzione. Divengono qui l’occhio attraverso cui guardare questa storia, simbolo catartico del primo grande naufragio del Mediterraneo con cui non abbiamo mai finito di fare i conti. Lambisce il racconto il mito di Kuçedra, evocato da un coro di uomini e donne. Il mostro acquatico protagonista di molte leggende albanesi, torna nelle narrazioni di ogni tempo nelle vesti di Drago, Leviatano, essere demoniaco, e del Dragùa, il bambino eletto, nato per combatterlo e sconfiggerlo. Attraverso l’incastro tra leggende, cronache, biografie e storie collettive le vicende dei passeggeri della Katër i Radës vengono riportate alla luce e al contempo trascese: gocce nel mare dell’eterno cammino dell’umanità, nella necessità di un approdo sulla terraferma, in salvo dal “mostro”.

 

RACCONTAREOggi, come allora, il Mediterraneo resta una frontiera instabile: guerre, esodi, respingimenti, vite spezzate. Dalla tragedia albanese degli anni Novanta alle macerie di Gaza, la storia sembra ripetersi. «Raccontare, dare voce a queste storie – ognuna con la propria dignità e unicità – è un dovere morale per tutti noi, nati per caso sulla sponda sicura del Mediterraneo. E se non possiamo rendere giustizia a ciascuna di esse, possiamo almeno "adottarne" una, offrirle la nostra voce, diventarne custodi. È quello che ho cercato di fare con Elvis e Lindita, bambini sospesi tra ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere», afferma Giorgia Salicandro. «Nel pensare alla messinscena della Ballata per la Katër i Radës, ho immaginato che il mito della Kuçedra, il grande serpente acquatico, potesse emergere attraverso un coro di uomini e donne albanesi. Come nella tragedia greca, il coro rievoca le origini del mito per rivelarne il legame con gli eventi narrati. Così avviene con la Kuçedra e con il Mediterraneo intero, evocati e maledetti con la paura e la fermezza di chi chiede giustizia», racconta il regista Tonio De Nitto.

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