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(H)amleto visto da Rita Felerico su tuttoteatronews del 19.06.25

  • Factory compagnia
  • Jun 18
  • 3 min read

(H)AMLETO ISPIRATO AD AMLETO DI WILLIAM SHAKESPEARE A CURA DI TONIO DE NITTO E FABIO TINELLA TESTO FABRIZIO TANA

Lo spettacolo è parte del Focus “Comunità, Quartieri e Teatri di Vita” del Campania teatro Festival


Sorprende ed emoziona per la sua forma teatro l’(H) Amleto che porta la firma di un giovane down, Fabrizio Tana, e frutto di una ricerca su teatro e disabilità che dal 2016 Factory Compagnia Transadriatica con professionalità ed impegno porta avanti con successo, acquisendo riconoscimenti e premi internazionali, partecipando a diversi festival. Aderendo alla rete Europe Beyond Access, promuove attraverso il teatro una pratica di formazione che affrontando i temi della diversità, unisce artisti disabili e non, una pratica che ha portato ad essere vincitori nel 2023 del bando MIC, direzione generale dello spettacolo.   E’ il Teatro Sociale d’Arte amato da Tonio De Nitto e Fabio Tinella convinti assertori di una basilare verità: approcciando con occhio diverso quel magico mondo che è il teatro, si può acquisire e conquistare un positivo, diverso sguardo sul mondo e sull’esistenza, un assunto valido per tutti, disabili e non.

Aprire l’ascolto a diversi linguaggi, conoscerli nel loro profondo significato è espandere non solo la conoscenza ma anche l’esperienza dei sensi e del corpo. Il rapporto con il corpo, fra corpo e spazio, essere coscienti di una presenza, in un determinato luogo e momento è uno dei punti fondamentali per strutturare la personalità e il carattere, e quindi la ricerca di un punto di gravità, segno di mancanza, può essere una fragilità e una debolezza che appartiene a chiunque calpesti il palcoscenico della vita. 

Amleto / Fabrizio Tana ha scritto il testo scambiando messaggi sul cellulare con i curatori / registi, usando immagini e linguaggi che sovrapponevano la storia e la narrazione di Shakespeare alla sua, ai suoi ricordi di ragazzo di oggi, l’orrore, la paura, l’amore di Amleto con quelli del vissuto della sua vita. Un personaggio sdoppiato, che si muove fra due mondi paralleli, lontani e vicini; difatti una voce esterna lo accompagna per tutto lo spettacolo. Ma pur integrato nel suo ora, rimane calato nel mondo e nelle immagini del grande Bardo. La sua vita ne è costellata e lo spiega anche attraverso le parole del grande drammaturgo. Essere o non essere è la domanda che si pone per la ricerca del proprio sé e l’Amleto / Fabrizio ne trasmette tutto il dolore e la sofferenza verso l’instancabilelotta per la sua conquista.

La forma sintattica dei dialoghi a volte ripetitiva, ossessiva, approda ad una partitura linguistica che risulta essere ricca di simboli, rimandi, messaggi sublimati e non; si compone una originale musicalità poetica che il commento musicale di Paolo Coletta , che ha anche composto dei brani originali, ha esaltato; testo e azione scenica l’ha interpretati legando il suo linguaggio di note a quello del giovane Amleto, vestito come un qualsiasi ragazzo adolescente di oggi, ma attento agli insegnamenti del passato. 

Le scene, i costumi, i colori alcune ‘trovate’ di messa in scena contribuiscono a creare una particolare atmosfera, quella che si addice al teatro, ad un teatro che vuole coinvolgere il pubblico a 360gradi. Tutti bravi gli attori nel vestire ed interpretare i personaggi di un dramma immortale, icona della storia del teatro; lo zio Claudio, in bicicletta, inquietante, il becchino Nicola De Meo, con le sue filastrocche, guardiano di una realtà spietata – la morte - carica di una bellezza crudele. Ma desidero ricordare in particolare l’attrice Anna Giorgia Capone che ha interpretato Ofelia in carrozzina; è così tanto Ofelia da trasformarsi nel mio sentire emozionale in quei colorati e leggeri petali che le sue mani toccano e sfiorano, una Ofelia che si dona al pubblico con tutto il suo amore, per dirci – come il suo Amleto – che essere, nonostante tutto, nonostante anche i truci rigurgiti di vendetta, è amare e basta.


e basta.

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