(H)AMLETO visto da Mario Bianchi su Klpteatro.it
TONIO DE NITTO E FABIO TINELLA PARTONO DA SHAKESPEARE PER CREARE UN TEATRO DI GRANDE SUGGESTIONE
Alla Città del Teatro di Cascina, la cui direzione artistica è stata affidata da quest’anno a Cira Santoro, il nostro sguardo di spettatore è stato letteralmente segnato da uno spettacolo messo in scena da attori portatori di disabilità, in un ensemble felicemente composto da professionisti e non: parliamo di “(H)amleto” di Factory Compagnia Transadriatica, coprodotto con Fondazione Sipario Toscana.
La compagnia leccese diretta da Tonio De Nitto si muove da anni su questo terreno in modo occasionale, ma sempre con profonda sostanza, attraverso spettacoli in cui il tema viene metaforizzato con la presenza significante e significativa di attori con disabilità, la cui ricerca è culminata anche in un prezioso volume “Cross the gap” (ed. Cue Press).
Questo “(H)amleto”, su progetto di De Nitto e Fabio Tinella, rappresenta – dopo “Diario di un brutto anatroccolo” e “Peter Pan” – il punto d’arrivo della ricerca della compagnia in quest’ambito, frutto di un laboratorio che attraversa da sempre la sua attività. Al centro di tutto vi è la presenza, come protagonista e autore della partitura dei dialoghi del famoso Principe di Danimarca immortalato da Shakesperare, l’attore con Sindrome di Down Fabrizio Tana, che è in scena insieme a un miscuglio di corroboranti presenze: altri attori con disabilità, artisti professionisti e non.
Nel testo che viene recitato da Lorenzo Paladini, Tana, muovendosi con sincera immedesimazione, vestito con cappuccio e scarpe dorate, immette in modo davvero fantasmagorico tutto il suo vissuto, mescolandolo con i propri sogni e ossessioni. La scrittura della narrazione, davvero vivissima nella sua apparentemente sgrammaticata e contorta essenza, nasce da una serie di lettere e messaggi whatsapp che Tana, stimolato da De Nitto e Tinella, manda ai personaggi della vicenda e anche a sé stesso, che in questo modo si analizza nell’eterno problema “dell’essere e del non essere”.Il testo del Bardo viene catapultato in una dimensione personale (il suo amore infinito per i genitori, mamma Gertrude e papà fantasma Amleto) ma invece di perdere senso ne acquisisce forma e sostanza più nuova.
Non basterebbe però questa presenza a rendere lo spettacolo in qualche modo unico, costellato com’è da altri personaggi: Ofelia in carrozzella consolata con tenerezza dalle sue ancelle, Fabio Tinella come Orazio amico di Amleto/Tana che lo sorregge e che, dietro le quinte, muove le fila del tutto; la forte, iconica presenza di Silvia Lodi come Gertrude. E poi i due becchini, nuovi Fratelli De Rege (Nicola De Meo, davvero indimenticabile con le sue domande, filastrocche e ossessione per la ginnasta Francesca Deagostini, e Stefano Solombrino che gli fa da spalla), lo zio Claudio in bici, Alessandro Rollo, Laerte che parla della sorella suicida Ofelia riverberando i fiori della propria madre.
Lo spettacolo diventa per questi ragazzi e ragazze anche una specie di educazione sentimentale di grande e commossa partecipazione. Come in altri lavori di Factory, poi, il velario sul retro si apre a visioni di grande suggestione, come nel caso del funerale di Ofelia, o lo spettro del padre di Amleto, una specie di larva bianca indefinita. Il tutto viene sovrastato da un grande e semplice lampadario a due corone sbilanciate tra loro, e pervaso da una tenerezza che invade il palco anche attraverso le musiche, con quel lancinante “Perduto amore” a cui fa da contraltare, per smorzare il dolore presente, “Ma ‘ndo vai se la banana non ce l’hai?”, unite alle suggestive atmosfere sonore create da Paolo Coletta.
durata 1h 20′
Visto a Cascina, Città del Teatro, il 20 aprile 2024
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