BALLATA PER LA KATER I RADES visto da Italo Interesse su Quotidiano di Bari del 22 maggio 2024
Il 28 marzo di ventisette anni fa, all’altezza di Valona, appena fuori le acque albanesi, la motovedetta Kater Ï Rades omologata per un equipaggio di nove uomini e stracarica di oltre cento migranti affondava nel Canale d’Otranto, involontariamente speronata dalla corvetta Sibilla della Marina Militare italiana che cercava di dissuadere l’altra imbarcazione dal procedere verso le nostre acque territoriali. Nell’affondamento perirono 81 persone, di cui si riuscì a recuperare i corpi; si stima, tra i 24 e i 27 il numero dei migranti mai più ritrovati; i sopravvissuti furono 34. a quella tragedia Giorgia Salicandro ha dedicato un testo ‘Ballata per la Kater Ï Rades’, poi messo in scena da Tonio De Nitto e prodotto da Factory Compagnia Transadriatica. interpretato da Sara Bevilacqua, Riccardo Lanzarone e da Redi Hasa (compositore ed esecutore a vista di musiche per violoncello), lo spettacolo ha debuttato avantieri al Kismet nell’ambito di Maggio all’Infanzia. La ‘ballata’ della Salicandro è un oratorio a due voci (una rappresentante dei dispersi ed uno dei sopravvissuti) che periodicamente viene intersecato dal racconto - questa volta affidato ad un coro - della leggenda di Kucedra, il leviatano del mito albanese, e di Dragùa, il bambino messo al mondo allo scopo di sconfiggere questa personificazione del Male. Nella messinscena, quanto a spazio e colore, la Storia prevale sul Mito. Eppure, gratta- gratta, la realtà della tragedia di Lindita e della ‘resurrezione’ di Elvis finiscono col riagganciarsi proprio all’elemento leggendario. Ciò perché la piccola Kater Ï Rades, questa trappola mortale per chi è sottocoperta, altro non è che un ‘ventre’, un ventre rigonfio di migranti in fuga da un paese che la democrazia e la libertà improvvisamente ritrovate hanno devastato al punto da far rimpiangere i giorni di Enver Hoxha. Un ‘ventre’ vasto quanto quello della balena dove Geppetto ritrova Pinocchio e grande anche quanto quello del “grande pesce” che ingoia Giona. E il fortunato Elvis che riesce a fuggire la crudele sorte riservata a Lindita non somiglia forse a Ismaele, l’unico sopravvissuto del Pequod alla furia di Moby Dik?...In questo rapporto sinusoidale fra storia e mito si colloca l’aspetto più originale di ‘Ballata per la Kater Ï Rades’. Il resto del successo di questo debutto è ascrivibile ai meriti dei bravi Bevilacqua e Lanzarone, alla buona qualità dell’intervento musicale di Hasa e alla scena di Egle Calò, che sul piedistallo circolare dove il violoncellista accompagna il sofferto racconto, fa gravare una vasta ruota alla quale, come avanzi di naufragio, sono appese strisce di legno su cui sono effigiati i volti dei ‘caduti’ della Kater i Rades. Strisce di legno che assomigliano a tavolette votive, e ancora le seduzioni di un passato remoto tornano a echeggiare, a ricordo della breve distanza che separa il nostro convulso presente dalle miserie di ieri e, a ben guardare, da quelle di sempre.
Italo Interesse, Quotidiano di Bari, 22 Maggio 2024
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