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POP MA NON TROPPO Romeo e Giulietta visto da Luisa Espanet

  • Luisa Espanet su l'Espa.net
  • Mar 11, 2016
  • 1 min read

Una signora in abito da cocktail distribuisce santini elettorali con scritto Vota Capuleti. Uomini corrono tra le poltrone gridando “Giulietta!”. Uno strano personaggio con gonna lunga e voce maschile, che poi si scopre essere la balia di Giulietta, si fa aiutare da due signori in platea a reggere una corda per stendere il bucato. Sul palcoscenico spiccano impalcature illuminate, da festa paesana. Così inizia Giulietta e Romeo, una coproduzione Factory, Terramare Teatro, Teatri Abitati, con la regia di Tonio De Nitto. La messinscena, di grande impatto, lascia pensare a uno stravolgimento della tragedia di Shakespeare. In realtà non è così o per lo meno non come ci si immagina. La chiave pop salta agli occhi e gli attori vestono abiti contemporanei, ma la traduzione di Francesco Niccolini mantenendo il testo in rima riesce a essere più aderente all’originale. Pur introducendo espressioni adatte ai tempi, specie per quel che riguarda il dialogo amoroso dei protagonisti. Romeo ogni tanto ha una cuffia in testa, ma è solo un espediente per variare il volume della musica (Samba, cover dei Beatles, ecc.) quando la toglie. I sette attori, tutti bravissimi, recitano anche due ruoli, esclusi Giulietta e Romeo. E' un modo per insistere più che sui personaggi, anche se ben delineati, sul discorso generazionale. Ed è proprio il contrasto evidenziato tra genitori e figli, con tutto quello che ne deriva, a rendere attuale il dramma.

Romeo e Giulietta, al Teatro Menotti di Milano fino al 20 marzo, concluderà la tournée a Pordenone il 22 e 23 marzo.

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