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Diario di un brutto anatroccolo visto da Ileana Bonadies per Quartaparete

Prosegue la rassegna interamente dedicata al teatro ragazzi organizzata dal Teatro Pubblico Pugliese, ospite del NTFI diretto da Ruggero Cappuccio.

Intorno al tema diversità/identità ruota, invece, il lavoro scritto e diretto da Tonio De Nitto (sulla cui poetica già nel 2016 avevamo fermato la nostra attenzione con questa intervista), “Diaro di un brutto anatraccolo”, una produzione Compagnia Transadriatica che partendo dalla favola di Andersen ne scrive una nuova versione, racconto di un viaggio introspettivo che porta alla conquista della consapevolezza di sé. Interpretato dagli ottimi Ilaria Carlucci, Francesca De pasquale, Luca Pastore e Fabio Tinella, lo spettacolo prosegue quanto iniziato con le precedenti produzioni – “Cenerentola” e “La bisbetica domata” -, ovvero quel percorso che intende raccontare le fragilità di un tempo, di una società andando oltre gli stereotipi. Coniugando il fantastico con la denuncia; la bellezza delle scene con, come in questo caso, la drammaticità dei sentimenti evocati. Il risvolto altamente educativo che sottende la messinscena con la poeticità propria del teatro. Per un pubblico che solo sulla carta è identificato come minorenne, ma che in realtà non conosce età. Forse, anzi, è doveroso non conosca etichette e confini anagrafici (che potrebbero erroneamente indurre a una classificazione limitante), contenendo un significato universale che in assenza di parole fa dialogare le emozioni. E attraverso esse sollecita il pensiero, la riflessione, costringendo a guardare oltre le apparenze. Alla ricerca della propria identità, di quel “Io sono” a cui finalmente giunge la protagonista al termine e che si staglia sul fondo della scena in tutta la sua potenza e importanza, commuovendo





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