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"La bisbetica domata" vista da Nicola Viesti

A conclusione di una trilogia shakespeariana che ha visto i precedenti Sogno di una notte di mezza estate e Romeo e Giulietta distinguersi per levità e freschezza, Tonio De Nitto affronta La bisbetica domata. Un lavoro per certi versi sorprendente in quanto De Nitto e Francesco Niccolini,

s'impegnano nella non semplice fatica di svelare, restando quanto più fedeli al testo originale, gli aspetti oscuri e violenti di una delle più divertenti e ambigue opere del Bardo. La messinscena pare quindi scardinare gli usuali canoni di lettura virando verso un'inedita tragicità. Padova diventa un ridente paesello di cartone nel quale il balletto dei personaggi si svolge tra un gran sbattere di porte e finestre. Una società di zombi in cui l'amore e il sesso sono alla portata di chi può meglio pagarseli e dove Battista, padre della bisbetica ma consapevole Caterina, sembra un magnaccia livido, una maschera espressionista. L'importante è liberarsi della figlia, guadagnandoci pure, e Petruccio, senza scrupoli e senza anima, è l'uomo giusto. Caterina imparerà che aveva visto giusto, che a una donna come lei nulla sarà perdonato e che dovrà strisciare di fronte a tutti, cane ammaestrato a suon di botte. Una Bisbetica così non si era mai vista e certo non è semplice per gli autori districarsi tra l'inevitabile comicità del testo e le nuove pulsioni che lo attraversano rendendolo pulsante e vivo. Dopo un esordio scoppiettante, i cieli si fanno plumbei, i dialoghi tra i protagonisti avvengono nell'ombra e qualcosa scricchiola al centro della messa in scena che invece recupera stabilità e forza nel magnifico finale. Uno spettacolo che merita di essere visto anche per il gruppo di eccellenti attori. Tra tutti citiamo il fantastico padre di Franco Ferrante e i due interpreti principali: Ippolito Chiarello incarna un Petruccio inesorabile e crudele con grande misura e Angela De Gaetano, brava sempre, si mostra infine superba.

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