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La bisbetica domata

Nella Giornata Mondiale del Teatro, la leccese Factory Compagnia Transadriatica ha messo in scena una interessante rivisitazione della commedia, frutto della collaborazione tra il regista Tonio de Nitto e il drammaturgo Francesco Nicolini.


La “bisbetica” Angela De Gaetano ha interpretato la protagonista, Caterina, la pazza del villaggio, riluttante, indomabile e dalle maniere poco delicate, che scaccia chiunque le si avvicini. La sorella Bianca invece ha un carattere diametralmente opposto: dolce, addomesticabile, facilmente plasmabile dai voleri del padre delle due che le vorrebbe entrambe fruttuosamente maritate.

Da un lato, l’amabile Bianca è oggetto del corteggiamento di numerosi pretendenti che fanno letteralmente a gara per averla in sposa e tramite arguti stratagemmi fanno di tutto per averla accanto e catturare la sua attenzione; dall’altro la recalcitrante Caterina è mira delle macchinazioni di Petruccio, signorotto giunto da Verona, interessato solamente alla ricca dote della ragazza e intenzionato ad addomesticarla una volta per tutte. Un vero affare per il padre che non si lascia di certo sfuggire questa ghiotta occasione.


I dialoghi rivisitati in chiave moderna, infarciti di espressioni forti e divertenti, danno ritmo alla rappresentazione e mantengono sempre vivo l’interesse dello spettatore, che rimane sorpreso, a volte addirittura spiazzato dal realismo delle discussioni tra i due protagonisti. Le luci fosforescenti in sottofondo esaltano ancor di più l’animosità delle argomentazioni e lo spostamento dei dettagli della scenografia permette agli attori di trasportare idealmente il pubblico in luoghi diversi. I protagonisti corrono da una città all’altra, da un edificio all’altro, da un punto all’altro della piazza del paese. Si muovono sempre mutando posizione ma anche condizione.


Si assiste infatti al totale ribaltamento della condizione psicologica di Caterina, che da ingestibile passa ad essere docile e sottomessa agli ordini del marito-padrone, orgoglioso dei “benefici” effetti del matrimonio sulla fanciulla. Anche la gentile Bianca muta nei suoi modi di fare, imparando a essere non più solo un grazioso burattino guidato da sempre da mani maschili ma donna di carattere che sa rispondere a tono alle esigenze del suo novello sposo.

Per un nuovo traguardo c’è una nuova sconfitta. Perciò lo spettatore, dopo le risa e i colpi di scena, non può fare a meno di provare uno scomodo senso di amarezza per la fine di questo spirito libero, imbrigliato nelle catene invisibili della violenza. E le subdole trappole che lo hanno portato a tutto questo, anche se ben mascherate dai toni festosi di favola, restano pur sempre di un cinismo che spazza via il lieto fine.

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