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Romeo e Giulietta per ‘ArtiInferiori’

La Compagnia Factory presenta per la rassegna ‘Arti Inferiori’ l’opera di William Shakespeare con l’adattamento e la traduzione di Francesco Niccolini e la regia di Tonio De Nitto.


Scivolano le usate parole in ritmi nuovi, il “Romeo e Giulietta” di Niccolini, una ritraduzione in rima dall’originale shakesperiano, piace per l’insita novità verbale declinata in una cornice luminaria all’occorrenza palazzo signorile, confessionale o piazzale della bella Verona. L’idea della morte coniugata in una danza senza fine ci viene proposta in un’istantanea, vero speculum Amoris, degli amanti immobili in piedi, giovani vite spezzate che, improvvisamente, come in un carillon, si animano e danno vita a quella speranza eterna che è connessa al sentimento amoroso. I due, interpretati da Fabio Tinella e Angela De Gaetano, sul palco sembrano un po’ sperduti: si guardano negli occhi e si abbracciano, isolati nel loro mondo, con un significativo passaggio delle cuffie wi-fi.


E’ un po’ come ne “Il tempo delle mele”, ascoltiamo le loro parole ma non sentiamo i battiti dei loro cuori: nel susseguirsi frenetico di immagini in movimento il nucleo centrale, l’incomprensione da parte dei genitori, si perde a favore di una rivisitazione di chiara ispirazione pop. I costumi di Lapi Lou sono un po’ slavati, si confondono con lo sfondo, ma simboleggiano chiaramente una rete contemporanea di relazioni: qualche termine “attualizzato” e tanti cambiamenti, sette attori per dodici ruoli è una grande sfida che la compagnia Factory ha saputo cogliere. Ricordando le atmosfere de “Il ballo” di Irene Nemirovsky, lo stacchetto rock della Fiesta è il momento che coinvolge tutti e quattro i gruppi teatrali coinvolti nel progetto, Nasca Teatri di terra, Principio Attivo Teatro, Induma Teatro e Factory, semplificando al massimo la profondità del contenuto shakespeariano. Romeo e Giulietta sono due adolescenti moderni, un po’ annoiati, senza uno scopo nella vita e si ricongiungono grazie a un carretto che all’occorrenza può trasformarsi in un balcone.

Dario Cadei nei panni della Balia, unica fonte di sorriso, si alterna con i panni del signore di Verona, Lea Barletti si alterna tra le vesti da strega della madre di Giulietta con quelli di un gangster della famiglia Montecchi e infine Filippo Paolasini si divide tra la baldanza di Tebaldo e la saggezza di Frate Lorenzo. Gli attori, poco prima dell’inizio dello spettacolo, erano in platea a stuzzicare il pubblico, la Balia appendeva i suoi panni tra una poltrona e l’altra, Ippolito Chiarello nei panni di Capuleti, si dava da fare per organizzare sontuosi ricevimenti nel suo palazzo. Come dice un bravissimo Luca Pastore nei panni di Mercuzio (e successivamente in quelli del pretendente di Giulietta) il teatro vive delle parole della regina Mab, possiamo solo sognare. Il giovane regista Tonio De Nitto ha dimostrato di saper dare linfa nuova a un dramma che è immortale, un’operazione difficilissima.


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