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Romeo e Giulietta su saltinaria.it

È passata alla storia del teatro come una delle più candide e tragiche storie d’amore, ha ispirato film, leggende, suggestioni e persino alimentato il turismo a Verona, luogo in cui è ambientata: stiamo parlando di "Romeo e Giulietta", tragedia shakespeariana che Tonio De Nitto ha portato al Teatro Menotti di Milano in una versione inedita e originale.


Rimanendo fedele alla trama del bardo (l’amore dei giovani Romeo e Giulietta contrastato dalle rispettive famiglie, Montecchi e Capuleti, che porterà i due amanti ad una tragica fine) De Nitto realizza un interessante lavoro drammaturgico sul cui terreno prende corpo una pièce corale dai toni pop che mescola sapientemente commedia dell’arte e teatro contemporaneo.

Il testo del bardo viene tradotto e riscritto da Francesco Niccolini che non si accontenta di adattare una traduzione esistente, ma ne realizza una in rima, come nell’originale shakespeariano. Un lavoro imponente, rispettoso della tradizione ma intento a forgiare nuovi ritmi, versi, rime e giochi di parola, con un’intuizione: scrivere i dialoghi dei due innamorati non in rima, ma attraverso una prosa semplice e piano, quasi a sottolineare la semplicità e la naturalezza dell’amore contro la brutalità del mondo.

Nel perimetro di una fedeltà al contenuto della tragedia, Niccolini introduce un linguaggio contemporaneo, volto ad esaltare la passionalità e la rabbia della vicenda, e traducendosi in alcuni casi in esplicita violenza verbale come accade nella scena in cui il signor Capuleti redarguisce con frasi volgari e sessiste Giulietta.

In scena troviamo sette attori diretti da Tonio De Nitto. L’interpretazione di Ippolito Chiarello, che veste i panni del burbero padre della protagonista, è vigorosa, vibrante, carismatica, brillante nella comicità e intensa nei monologhi che accompagnano il tragico epilogo. La sua presenza domina il palcoscenico ma in certo senso sovrasta quella dei protagonisti più giovani, ed in particolare di Romeo, che finisce per diventare quasi un personaggio secondario, relegato nel suo ruolo di acerbo innamorato perseguitato da una sorte avversa. Manca nel giovane Filippo Paolasini l’intensità necessaria e persino la sua riflessione sul male e sulla morte rimane ancorata ad una recitazione esteriore. Di impianto tradizionale e accademico anche i personaggi di Tebaldo e Paride; dona, invece, vivacità e colore l’ambiguità sessuale con cui viene tratteggiato Mercuzio.

Irresistibile Dario Cadei, nei panni della balia di casa Montecchi, artefice di tanti momenti di comicità, portatrice di brio, capace di coniugare la tradizione della commedia dell’arte con i canoni del teatro contemporaneo. In ottima forma le attrici Lea Barletti e Angela De Gaetano, le due donne di casa Capuleti.

Una menzione a parte merita la scenografia composta da luminarie che creano l’atmosfera di una festa patronale del Sud, omaggio alla terra d’origine della compagnia e invito ad una rilettura in chiave contemporanea dell’opera. Le musiche di scena si basano infine su una raffinata e coinvolgente contaminazione di generi.

"Romeo e Giulietta" della compagnia Factory conferma pienamente le intenzioni registiche volte ad evidenziare nell’opera lo scontro generazionale tra padri e figli, che diventa il nucleo emotivo dell’opera stessa, conservando il candore e la passionalità della storia d’amore tra i due giovani, che diventa però accessorio e tramite per parlare di altro.

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