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Una matrigna-fuhrer, povera Cenerentola -ti fiabo e ti racconto

La matrigna e le perfide sorellastre oscurano Cenerentola e il Principe in un allestimento di Factory Compagnia andato in scena a ‘Ti fiabo e ti racconto’


Sta emergendo un modo nuovo di guardare alle fiabe. Chi rappresenta Cappuccetto Rosso? Cosa si nasconde dietro il Lupo? Interrogativi di questo genere consentono una rilettura piuttosto stimolante delle vicende del Gatto con gli Stivali, della figura di Barbablù, della Bella e della Bestia...

Il che significa allargare l’attenzione anche ai personaggi minori. Intriga soffermarsi a riflettere sulla personalità di Brontolo, capo dei nani, su quella del guardiacaccia incaricato di strappare il cuore a Biancaneve o su quella della Matrigna che opprime Cenerentola. Veniamo a quest’ultima. Incapsulata nello stereotipo della perfida disegnata sul modello della femme fatale, la nostra Matrigna è figura che resta sullo sfondo, tutta la storia concentrandosi sui sospiri della povera orfanella, sulla zucca che si fa carrozza e su sorci che evolvono in immacolati destrieri.

Anche il Principe, a ben guardare, emerge appena, restando imprigionato nel cliché del belloccio senza macchia e senza paura, ricco sfondato e campione di Giustizia.

Ma Tonio De Nitto sceglie di andare oltre il luogo comune intorno a Matrigna e Principe ed ecco questo “Cenerentola”, che mercoledì scorso è andato in scena all’Anfiteatro di Ponente a Molfetta nell’ambito della 17esima edizione di ‘Ti fiabo e ti racconto’. Nell’allestimento di Factory Compagnia, compagnia salentina, il Principe si conferma un gran bel partito, un tipo generoso e discreto, ma quale disastro tanta goffaggine, tanta timidezza (stendendo un velo pietoso su look e sex appeal).

Quanto alla matrigna, nessuna ‘fatale’, nessuna algida aristocratica padrona di casa. Al suo posto una parvenu vaiassa, una implacabile pupara delle due infelicissime figlie. Il suo sferzante pontificare in un francese maccheronico che si mescola a un napoletano da Quartieri Spagnoli, declamato, unica voce all’interno di uno spettacolo muto, comparendo, altissima, da dietro un armadio (solo elemento scenico, preposto a ingoiare e rigettare personaggi), resta la cosa più graffiante di questa messinscena.

Sfiziose le smorfie danzerine di Genoveffa (Mariliana Bergamo) e Anastasia (Francesca Nuzzo), le perfide sorellastre dal ‘culo pizzuto’. Il resto svapora tra musiche non sempre opportune e coreografie ripetitive. Serena Rollo e Antonio Miccoli sono Cenerentola e il Principe. Assai convincente il taglio che la regia ha impresso alla figura della Matrigna, ruolo affidato con successo all’assai bravo Fabio Tinella.

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