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“Cenerentola”

Quante volte abbiamo visto in scena la storia della povera orfana soprannominata Cenerentola , vessata da due impossibili sorellastre e da una matrigna, che alla fine, perdendo una scarpetta, trova invece un bel principe? Mille volte, ma come è possibile raccontarla in scena in modo originale e per di più (quasi) senza parole? Ci ha provato con successo e tanta ironia, mescolando danza e teatro di immagine, Tonio De Nitto che l'anno scorso ci aveva già regalato una particolarissima versione del Sogno scespiriano.

Lo spettacolo nasce dall'incontro della compagnia teatrale di De Nitto, Factory, con quella di danza Elektra di Annamaria De Filippi che, offrendo alle sorellastre e a Cenerentola due registri coreografici assolutamente diversi,uno nervoso e sguaiato in cui significativamente le scarpe hanno un ruolo predominante , l'altro tenero e armonioso, contrassegnato da un piccola invocazione, comunica ai ragazzi in modo assolutamente limpido la loro differenza.

E poi se non bastasse c'è la matrigna espressionista di Fabio Tinella che manipola come marionette le proprie figlie, utilizzando un gramelot pasticciato di divertente fattura, mentre il principe, che di azzurro non ha proprio niente, assomiglia ad un povero travet impacciato e titubante. Era dunque logico che queste due solitudini si incontrassero.

Come già accadeva nel Sogno, modalità e mondi vengono dunque contaminati, anche attraverso l'utilizzo di musiche che vanno dalle gemelle Kessler al Trio Lescano a Milly e al tenerissimo finale affidato a Nancy e Frank Sinatra.

Insomma una Cenerentola tutta racchiusa in un armadio delle meraviglie da cui escono i personaggi, gustosa, dai toni inusuali, che ci restituisce in modo divertito e divertente un classico dell'infanzia, adattandolo ad un pubblico dell'oggi in cui possono ritrovarsi anche i genitori e perchè no i nonni.

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